GIULIA E LE ALTRE – Avv. Concetta Sannino

GIULIA E LE ALTRE

Giulia Tramontano, 1 giugno 2023
Pierpaola Romano, 1 giugno 2023
Yirelis Peña Santana, 27 maggio 2023
Anica Panfile, 21 maggio 2023
Jessica Malaj, 7 maggio 2023
Danjela Neza, 6 maggio 2023
Rosanna Trento, 3 maggio 2023
Antonella Lopardo, 2 maggio 2023
Wilma Vezzaro, 25 aprile 2023
Barbara Capovani, 23 aprile 2023
Stefania Rota, 21 aprile 2023
Anila Ruci, 19 aprile 2023
Rosa Gigante, 18 aprile 2023
Sara Ruschi, 13 aprile 2023
Brunetta Ridolfi, 13 aprile 2023
Carla Pasqua, 31 marzo 2023
Alessandra Vicentini, 31 marzo 2023
Zenepe Uruci, 30 marzo 2023
Agnese Oliva, 29 marzo 2023
Francesca Giornelli, 28 marzo 2023
Pinuccia Contin, 16 marzo 2023
Maria Febronia Buttò, 10 marzo 2023
Rubina Kousar, 9 marzo 2023
Petronilla De Santis, 9 marzo 2023
Rossella Maggi, 8 marzo 2023
Iulia Astafieya, 7 marzo 2023
Iolanda Pierazzo, 6 marzo 2023
Rosalba Dell’Albani, 4 marzo 2023
Caterina Martucci, 1 marzo 2023
Giuseppina Traini, 25 febbraio 2023
Maria Luisa Sassoli, 23 febbraio 2023
Sigrid Gröber, 19 febbraio 2023
Chiara Carta, 18 febbraio 2023
Rosina Rossi, 16 febbraio 2023
Cesina Bambina Damiani, 12 febbraio 2023
Melina Marino, 11 febbraio 2023
Santa Castorina, 11 febbraio 2023
Antonia Vacchelli, 6 febbraio 2023
Margherita Margani, 4 febbraio 2023
Yana Malayko, 1 febbraio 2023
Giuseppina Faiella, 28 gennaio 2023
Teresa Di Tondo, 15 gennaio 2023
Oriana Brunelli, 14 gennaio 2023
Martina Scialdone, 13 gennaio 2023
Giulia Donato, 4 gennaio 2023
Teresa Spanò, 2 gennaio 2023

Sembra l’elenco delle vincitrici del concorso di una lotteria con la differenza che Giulia e le altre hanno pagato il biglietto per conquistare il cielo con la vita loro e dei loro figli. Dal primo giugno si rimpingua la lista di “specialisti” che esaminano il caso, fanno scoop video fotografici, si ergono a Giudici per la legge e per la morale, mostrano una plateale pietà per genitori, fratelli, sorelle, figli e amici.

Giulia e le altre non avrebbero mai immaginato che la loro vita facesse tanto scalpore. La loro vita e non la loro morte. Sono donne la cui vita è passata al setaccio, colpevolizzate, vittimizzate, donne che stressavano i compagni, i mariti, donne che, insomma, era ora che stessero un po in silenzio perché erano divenute insopportabili e allora meglio ucciderle ed essere liberi. Questo è stato il pensiero di coloro che si sono armati e fisicamente hanno messo fine alla vita biologica di Giulia e delle altre ma quelli che hanno armato la mano di questi esseri è da ricercare nel quotidiano, nelle strade, nelle scuole, nei tribunali, nelle associazioni e in tutte quelle entità che formano il pensiero ed educano al pensiero gli uomini che hanno cancellato queste vite. Ma le strade, le scuole, i tribunali, le associazioni,  sono formati da persone che diffondono il loro credo, le loro opinioni e che orientano il pensiero altrui e che formano lo Stato. Lo Stato siamo noi. Siamo noi che ci giriamo dall’altra parte quando ascoltiamo le urla che provengono dal muro dell’appartamento di fianco e andiamo nelle altre stanze per non sentire; Siamo noi quelli che “guarda come si veste e poi dice che la violentano“; Siamo noi che “insomma dopo una giornata di lavoro un povero Cristo avrà pure il diritto di rilassarsi e quella rompe con la parità di diritti“, siamo noi quelli che “cosa pensava di fare quella, portasse rispetto al marito“.
Siamo noi questi, e questo è lo Stato.

Uno Stato che dovrebbe tutelare, accogliere, essere equo, legiferare per la parità di genere non solo sulla carta, ma in concreto anche per le donne, ma che non riesce ad arginare il fenomeno del femminicidio, che non è stato in grado di inserire una norma che disciplini il reato di femminicidio chiamandolo con il proprio nome, che fa ancora fatica a capire cosa sia conflitto e cosa sia la violenza, che davanti a soggetti, non uomini, non maschi, solo soggetti, che ammazzano, torturano prima e dopo la morte le mogli, le compagne, le mamme, le figlie, concedono benefici di legge e riti alternativi perché “la pena ha una funzione rieducativa e mica possiamo affollare le carceri?” che ogni anno di condanna gli fanno uno scontro di tre mesi, come si fa con il tonno e il tre per due al supermercato;  fa niente che quando tali soggetti escono dal carcere sono gli stessi di prima e di chiedere scusa non gli è mai passato neanche per l’anticamera del cervello. E le liste delle morte ammazzate aumentano,  i proclami aumentano, le manifestazioni aumentano, i convegni aumentano, le promesse aumentano, ogni volta che muore una donna, ogni 25 novembre, ogni 8 marzo ci si erge a paladini della lotta alla violenza di genere fino al funerale di ciascuna, poi cala il sipario e si ritorna  ipocritamente a girarsi dall’altra parte fino alla prossima donna che stressa il partner. Grazie a Giulia ed alle altre perché inconsapevolmente tentano di risvegliare le coscienze con il loro sacrificio e come tante gocce costanti scaveranno una voragine come la famosa goccia del proverbio cinese, ma con un effetto positivo, quello di finalmente rompere gli argini dell’indifferenza alla violenza.

Quante gocce dovranno ancora cadere?

A Giulia e alle altre.

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